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lunedì 4 giugno 2012

DESARTICO2012-Lapponia in motoslitta



Testo di Marco e Giovanni.
Foto di Marco Giovanni Federico Carlo

Oltre il Circolo Polare Artico, la calotta terrestre prende comunemente il nome de “IL GRANDE NORD” , in particolare qui ci troviamo in quella fetta di Lapponia finlandese dove vive l'unica popolazione indigena dell'Unione Europea (presente anche in Norvegia, Svezia e Russia ) che qui ha il suo cuore culturale e politico. 

 Il Grande Nord, un orizzonte bianco interrotto qua e la da boschi, villaggi e branchi di renne dove l’uomo scende a patti con una natura estrema che ne scandisce ritmi ed abitudini. 

Dalla notte polare al sole di mezzanotte, le luci e i colori dell'ambiente gradualmente cambiano e dettano i modi e i tempi della vita Sámi. 
Nelle loro credenze sciamaniche, tutto è parte della natura e animato da spiriti come nel caso delle aurore boreali. 



L'incontro del vento solare con il campo magnetico terrestre è nelle leggende popolari la corsa della volpe artica che crea scintille di neve con la sua folta coda. Per andare a caccia di "scintille" dalle tonalità verdi, azzurre o rosa, per assaporare il brivido delle basse temperature e per vivere a contatto con la natura con i ritmi locali, non c'è esperienza migliore che affrontare un viaggio nel bianco che elettrizza per la sensazione di libertà trasmessa dagli sconfinati spazi selvaggi. 

 E’ questo quello che abbiamo fatto in completa autosufficienza, forti e consapevoli anche di esperienze passate, ci siamo immersi in questa dimensione che ci ha trascinato lontani dal quotidiano. 

 RESOCONTO DI UNA ESPERIENZA VISSUTA 

I 5 mesi antecedenti la partenza sono trascorsi velocemente con il pensiero proiettato al giorno della partenza, ma necessari per pianificare il viaggio, mettere insieme tutti i materiali, gli strumenti e il cibo per una 
sopravvivenza di 10 giorni. 



Grande lavoro è stato fatto nella ricerca di carte molto particolareggiate adatte alla tipologia del viaggio, ponendo attenzione alla posizione dei punti di rifornimento, dei bivacchi di emergenza (kabin), e al rilevamento 
ipotetico del percorso usando piste ufficiali o secondarie o addirittura teoriche con il solo aiuto del GPS, consapevoli però che in casi più difficili avremo potuto contare solo su qualche indicazione avuta dai pastori locali. 

Arriva finalmente il giorno della partenza e subito il primo problema, il volo aereo da Pisa per Parigi viene cancellato a causa della nebbia, increduli ma determinati a trovare una soluzione riusciremo ad arrivare a Akanslompolo,luogo di partenza del nostro raid,nella regione di Kittila con 6 ore di ritardo. 

Il giorno dopo come da programma conosciamo Jouni che ci ha messo a disposizione 4 motoslitte e 4 pelli di renna, con lui facciamo una lunga chiacchierata per informarlo del nostro progetto e per ricevere, con la carta sotto gli occhi, preziose indicazioni e consigli. 



Si parte!!!!!!! Il tempo è buono, l’aria “frizzante”, appena usciti dal paese entriamo subito in una zona boschiva collinare: un paesaggio astratto fatto di alberi trasformati in statue di neve plasmate dal vento. 



 Essendo partiti nel primo pomeriggio, arriva presto il momento di fermarsi per allestire il primo campo notturno. 



Le tende, la cambusa le pelli di renna, utili per un caldo giaciglio, diventano parte integrante del paesaggio circostante, la luce della luna si riflette sul bianco della neve e ci avvolge con colori unici; speranzosi rimaniamo 
fuori ancora un po’ in attesa dell’aurora, che però non si fa vedere. 

Trascorriamo i primi giorni circondati da paesaggi incantevoli tra boschi di latifoglie, che si estendono all’infinito con la loro tipica fauna – inparticolare renne, ghiottoni, volpi artiche e pernici bianche – e la presenza 
di migliaia di laghi e fiumi ghiacciati, trasformatisi nell’occasione in grandi piste percorribili. 

Il freddo è pungente ma non eccessivo, la settimana prima del nostro arrivo le temperature sono scese fino ai 35 gradi sotto zero, adesso oscillano tra i meno 15/25 gradi, in compenso si sono verificate abbondanti nevicate che hanno complicato la nostra andatura, il minimo errore comporta innevamenti continui che si trasformano in fatiche e rallentamenti,il manto nevoso ai lati delle piste,sfiora il metro di altezza.








Il secondo campo lo allestiamo ai margini di un piccolo lago, usufruendo di un kabin, (piccola casetta di legno che funge da rifugio di emergenza) ed è qui che sotto un cielo stellato abbiamo l’occasione di vedere la prima 
aurora boreale, bellissima nel suo continuo divenire, mutevole e imprevedibile.





Per noi “di passaggio” è un evento assolutamente straordinario che ci regala quelle emozioni che solo la forza della natura può suscitare. 
Per i locali, sebbene sia uno spettacolo quasi consueto, mantiene tutta la sua meraviglia, che i simboli e le leggende ad essa collegata hanno contribuito a tramandare. 

Andando avanti il paesaggio cambia e a poco a poco, entriamo nella tundra dove incontriamo mandrie di renne, fino ad arrivare ai margini dei primi altopiani; anche il tempo purtroppo cambia e nei giorni a venire abbiamo a che fare con dei veri e propri “blizzard” artici, tanto da rinforzare l’abbigliamento e usare le maschere per proteggersi il viso fino a coprire anche la punta del naso.





Uno spiraglio ci è concesso il quarto giorno, quando il sole facendo capolino tra una nuvola e l’altra ci regala un panorama mozzafiato; ci troviamo sulla sommità di un altopiano e attraversiamo un lago ghiacciato affiancati come in un canyon da altre montagne a destra e a sinistra e cosi fino all’orizzonte, ci fermiamo per contemplare e “fare nostro” il più possibile questo scenario.







Il freddo che si fa pungente…il gelo che ti entra nei polmoni, il colore dell’aria, gli indumenti che indossiamo fanno apparire tutto come se fossimo ad 8000 mt, su qualche montagna himalayana….Le bufere di neve ci impongono ritmi diversi e ci costringono a trovare rifugio nei kabin; gli altopiani e i laghi ghiacciati che attraversiamo spazzolati dal forte vento non offrono nessun riparo naturale e il montaggio delle tende è impossibile, siamo cosi costretti a pianificare tappe che ci permettano ogni volta di raggiungere un rifugio di emergenza. 




Come non ricordare il quinto giorno, quando il maltempo e una spaventosa bufera di ghiaccio con visibilità ridottissima ci inducono a rinunciare a raggiungere il mare su un fiordo norvegese, ma essere in viaggio significa anche rispettare i ritmi che la natura ci impone, viaggiare in condizioni 
estreme significa valutare i rischi e sapere a volte rinunciare, quindi ci fermiamo anzitempo per cercare un riparo. 
Al mattino seguente la situazione non cambia, inoltre scopriamo inaspettatamente che la pista secondaria che avevamo scelto di percorrere non esiste e siamo costretti a navigare con carte e gps; facendo slalom tra ostacoli naturali e innevamenti continui percorriamo solo 20 km in una giornata; 

Ma i guai non sono finiti. Raggiunta di nuovo la zona degli altopiani il vento torna a soffiare ancora più forte, il rifugio segnato sulla carta è ancora 
lontano e ci sorprende il buio, ma non ci perdiamo d’animo: a farci forza ci sono anche le renne, alcune quasi indifferenti alla tempesta, si sono coricate per la notte, altre corrono davanti a noi, come volessero indicarci la strada giusta. (tutto questo insieme all’adrenalina ha il suo fascino).



Il maltempo persiste ancora, ci fermiamo per il rifornimento in un distributore sperso nella tundra artica, neanche segnato sulle carte circondato da poche case, dove troviamo addirittura della ottima carne di renna che nei giorni successivi riusciremo a gustare cotta su una bella brace di legna secca.







Incantevole, nella sua semplicità anche l’incontro casuale con un pastore con al seguito centinaia di renne alle quali porta da mangiare su grandi carrelli trainati dalle stesse renne o dalla sua motoslitta.





Con pochi gesti ci ha reso partecipi di quello che stava facendo, ci ha indicato un esemplare di renna albina, che riveste un importanza particolare nella cultura Sami. Gli incontri che abbiamo avuto ci hanno lasciato la sensazione di persone che nella loro riservatezza mantengono una grande capacità di accoglienza. 
Il viaggio volge alla fine, il tempo migliora, gli ultimi giorni trascorrono tra una nevicata, uno spiraglio di sole e l’arrivo improvviso dell’aurora nella notte artica. 












 “DESARTICO 2012” il pecorso fatto: 



Qualche dato : 

4 persone: Giovanni, Marco, Federico, Carlo 

4 motoslitte 

2 taniche di benzina da 20 lt. 

5 lt. di alcool al 100% 

km. percorsi 800,00 

temperature: minima – 25° massima –5° 

2 tende

cibo: liofilizzato, barrette energetiche, miele, parmigiano, the, caffè solubile. 

2 fornelli ad alcool 

2 piccoli saldatori a gas per accensione alcool

3 GPS 

2 carte e bussola 

1 telefono satellitare 

pronto soccorso 

apparecchiature video/fotografiche 

attrezzatura varia: pale, strops, corde, grilli, moschettoni, segacci, coltelli, ecc. 



MAGICA LAPPONIA 

 Questa è la magia della Lapponia finlandese. Un confine mentale, un apparente nulla che racchiude invece un’incredibile forza vitale. 

In condizioni estreme l’uomo trova risorse morali incredibili, capisce il limite tra ciò che è necessario e ciò che è superfluo.  Questa “prova” è il regalo che la Lapponia finlandese fa ai suoi visitatori invernali. 

È un’esperienza che dovrebbe essere provata almeno una volta nella vita, quella di sentirsi totalmente e integralmente parte di una natura pressoché incontaminata, in una parte del mondo dove vivono più renne che esseri umani e dove si possono percorrere centinaia di chilometri senza incontrare nessuno. 

Che siano le altitudini delle catene montuose dell’himalaya,i deserti sahariani o quelle più modeste vicino casa, c’è un paesaggio, uno scenario che attende ciascuno di noi, e nella continua scoperta della natura ci fa tornare a ciò che avevamo dimenticato. 





                              Marco   Carlo  Federico  Giovanni